di Arianna Luci
Resta alta: Movimenti di opposizione: Capelli: Annullare: Dopo una notte di scontri: Sette le vittime: dita: 446 i feriti:
I manifestanti: Ordine di sgombero: gambe: 200 dimostranti:L'ultimatum: occhi: I militanti si erano allontanati: Centinaia di oppositori: orecchie: Barriere di filo spinato: Le violenze: Uccidersi l'un l'altro nelle strade: polmoni: Dialogo: Scontri davanti al palazzo: Opposizione egiziana: cervelli: Molotov: Pietre: Gli Islamici hanno scacciato: mani: Dialogo urgente: gambe: Stato osservatore non membro: Teste: Israele: unghie: ONU: capelli: regime: braccia: sogno: mani: (o l'incubo) :dita: Fra i palestinesi: piedi: non cambia. capelli. braccia. mani: dita: unghie: spalle: gambe: piedi: Occhi:
-Pronto? Sì, sono viva. La zia è viva? La mamma? Chi è morto oggi?
Piccolo Teatro Unical, Arcavacata di Rende. 6 dicembre 2012. “Ricordati di chiudere bene la porta.” E di lasciare ben’aperte le finestre, ché se no scoppiano col rimbombo delle esplosioni. “Vita in Palestina” di Marina Sorrenti, regia di Nadia Baldi, con Marina Sorrenti e Alessandra Roca, in scena per la rassegna “Il piacere della democrazia”, non è uno spettacolo. E’ il fiatone di una folle corsa sul terreno arido e minato del conflitto arabo-israeliano di due donne, di tante voci, rumori, esplosioni, tuoni o forse bombe, scarpe in aria o forse pietre, strisce o fili, di gazza o di Gaza, colore o sangue, lampi o fuoco, legàmi o lègami, bambole o bambini, morte o vita, appesa a un filo, appesa come un mestolo bucato, appiglio dell’anima, appesa a un dio diverso, appesa appena.
To be continued.